La Street Art italiana rigenera il territorio: il progetto calabrese.

La street art italiana come strumento di rigenerazione del territorio! Oggi vi parliamo di Rublanum, associazione artistica calabrese fondata da giovani ragazzi intraprendenti, impegnati nella valorizzazione del territorio, e del loro progetto Gulìa Urbana. Nell’intervista, Giacomo Marinaro, ideatore e direttore artistico del progetto, ci spiega la loro storia e come, anche la street art stia ottenendo grossi consensi da parte di un pubblico sempre più ampio.

Ciao Giacomo, ci racconti cos’è l’Associazione Rublanum?

Nasce nel 2012 dall’idea di tre giovani ragazzi, io, Andrea Falbo e Matteo Falbo, che avevano una propria idea territoriale, cioè quella di portare delle novità all’interno del loro territorio, la Valle del Savuto nello specifico Rogliano, in provincia di Cosenza. Abbiamo iniziato a creare eventi culturali, musicali, portando degli artisti innovativi, ma soprattutto ideando questo nostro progetto Gulìa Urbana, che mira a sviluppare e valorizzare il tessuto urbano attraverso la street art. Abbiamo dato vita anche ad altri eventi d’inclusione sociale per il rispetto del territorio e cerchiamo di fare rete con realtà innovative che possano portare migliorie al nostro territorio e alla Calabria.

In cosa consiste e quali sono gli obiettivi di Gulìa Urbana?

Gulìa Urbana inizialmente si chiamava “Street Art Day” perché non avevamo un’idea ben precisa di cosa fosse la Street Art e non c’era nemmeno un’idea a livello nazionale della potenzialità di questo movimento. Il progetto è nato con l’obiettivo di riqualificare un’area del nostro paese, Rogliano. Questa idea ha iniziato a evolversi nella nostra visione e quindi siamo partiti da piccoli muri per arrivare a grandi muri, sfruttando la capacità e la bellezza di questo movimento per offrire delle attrazioni in più al territorio e raccontarne la storia in maniera diversa e innovativa.

Credits to Iacopo Munno

 

Per quale motivo avete scelto la street art come forma artistica e di comunicazione?

Il motivo risiede nelle nostre passioni. Siamo dei ragazzi appassionati della cultura hip hop, cultura che comprende l’elemento del writing e alcuni di noi, sono da sempre affascinati dai graffiti e hanno sempre considerato questa forma artistica di ribellione e di espressione ai massimi livelli. Abbiamo cercato di trasformare la nostra passione in un’idea territoriale e la street art a oggi è risultata un mezzo comunicativo vincente, che riesce ad arrivare direttamente ai ragazzi, e a trasmettere più facilmente il messaggio che si vuole mandare. Non è stata una scelta, bensì un percorso che abbiamo voluto intraprendere e a oggi, dopo dieci anni dalla prima edizione, abbiamo riscontrato che è uno strumento comunicativo più adatto, perché si sposa anche con la tecnologia. La street art senza quest’ultima, senza i social non avrebbe avuto questo successo. Settore, quello digitale attraverso il quale creiamo grandi contenuti, e investiamo molto.

Credits to Iacopo Munno

 

La street art ha soddisfatto i vostri obiettivi?

Abbiamo intrapreso questo percorso senza sapere dove saremmo arrivati e inaspettatamente abbiamo ottenuto grandi risultati. Alcuni di noi hanno seguito strade professionali all’interno di questo mondo, ma, soprattutto, abbiamo avuto modo di vivere importanti esperienze sociali di rigenerazione e integrazione. Per esempio, non solo in Calabria, ma anche a Latina, siamo riusciti a collaborare con un centro antiviolenza. L’obiettivo di partenza è stato  contrastare la violenza di genere attraverso l’arte, cercando di dare spunti di riflessione ai passanti. E’ bello sapere che, grazie al nostro progetto e ai nostri murales, alcune donne hanno trovato il coraggio di reagire.

Come avete coinvolto gli artisti?

Non c’è una strategia particolare, ma tanta empatia. Spesso partiamo da un rapporto personale con i vari artisti. Può nascere da un incontro occasionale davanti a un muro in giro per l’Italia o a un festival e poi coltivato a distanza, nel  tempo. Approfondire il percorso di ogni artista, il suo mondo, condividerne le esperienze artistiche, ci permette di affidargli un muro che corrisponde alla sua tipologia d’arte. Ci piace perlopiù lasciare all’artista la massima libertà di espressione. Cerchiamo però di supportarlo attraverso la nostra direzione artistica. Spesso, interveniamo in piccole realtà, quindi la popolazione va educata pian piano a nuove tipologie di arte.

Credits to Iacopo Munno

 

Qual è stata la reazione della comunità?

La reazione della comunità è stata un’emozione pura, perché era un qualcosa a cui non avevamo mai assistito. È stato un percorso graduale. Abbiamo voluto iniziare a educare piano piano le persone a questa tipologia d’intervento e al tipo di messaggio che volevano trasmettere gli artisti.

Non abbiamo mai avuto problemi di deturpamento dell’immagine e questo è stato un grande segnale di rispetto. Capita spesso che il disegno realizzato venga chiaramente rovinato. Questo da noi non si è mai verificato, se non in rari casi. Ma il bello della street art è anche questo, ovvero vivere l’aspetto urbano in tutte le sue sfumature. Un murales viene realizzato all’esterno, quindi appartiene a tutti e deve godere di tutta la vita sociale, quella bella e quella brutta, purtroppo. Nella nostra esperienza, la comunità ha sempre apprezzato i vari progetti ed è sempre stata inclusiva nelle attività che abbiamo realizzato.

Credits to Iacopo Munno

 

Ritenete possa essere un’esperienza ripetibile anche in futuro?

Certamente! È un’esperienza che noi proponiamo in maniera periodica. Gulìa Urbana negli ultimi anni è diventata un progetto itinerante che viene sviluppato in vari paesi che condividono quest’idea territoriale.

Sinteticamente, come definiresti la street art?

Questa è una domanda la cui risposta probabilmente cambia di volta in volta, perché non c’è una definizione ben precisa. Se dovessi definire la street art, la definirei come un’emozione urbana, un’espressione urbana di artisti che decidono di donare la propria opera all’esterno per poter essere vissuta da tutti. Gli artisti solitamente quando realizzano un’opera la realizzano per venderla, per fare un quadro e metterlo in galleria. Qui stiamo parlando di una sensibilità artistica “per gli altri”. Per questo la street art è un’espressione emozionale urbana.

Ritenete che la street art possa essere maggiormente sfruttata in futuro per la riqualificazione urbana? Se si, in che modo?

Certamente! Sia all’interno delle voci di costo dei vari comuni, ma anche all’interno dei bandi. Ad esempio, poteva essere inserita nel recente bonus 110% per la riqualifica e ristrutturazione dell’esterno degli edifici. Non si è pensato che un’opera di street art potrebbe essere un’ottima soluzione in fase di ristrutturazione di una parete cieca. Ma ancor di più, in particolari zone periferiche, realizzare un percorso d’arte a cielo aperto potrebbe offrire al luogo un’attrazione turistica in più. Sicuramente i murales contribuirebbero a creare non solo colore ma anche decoro.

C’è una domanda che avresti voluto trovare e che non ti ho fatto? diccela e dai pure la risposta

Credo che avere l’interesse da parte di blog, giornalisti, influencer per aumentare la visibilità di questo movimento culturale è sempre importante, perciò vi ringrazio e noi continuiamo a coltivare dove tutti dicevano che non cresceva nulla.

 

 

 

Grazie Giacomo per questa intervista e per averci trasmesso “forte e chiaro” la passione e la tenacia con cui ti dedichi a questa forma d’arte che ormai lascia tutti senza respiro! La street art italiana, e quindi il vostro progetto Gulìa Urbana, merita di essere raccontata, con la speranza che possa essere di ispirazione per tanti giovani artisti!

 

Se la storia di Gulìa Urbana vi ha colpito dritto al cuore, vi consigliamo di leggere anche il nostro articolo dedicato a Genova e ai suoi murales per la riqualificazione urbana!!!

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